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IMAGO BIBLIA PAUPERUM - Parte uno

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Messaggio Da mariannazampella Mer Mag 22, 2013 2:26 pm

Molti studi hanno dimostrato che la civiltà cristiana dalla fine del terzo secolo dopo Cristo si sia servita di immagini, simboliche all’inizio per poi prendere sempre più importanza nel quarto secolo. La legittimazione dell’utilizzo delle immagini fu però spesso messa in discussione.
Nell’Antico Testamento si poteva rintracciare in più di un passo una tendenza di fondo contro le immagini: non ti fare nessuna scultura né immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sono sulle terre, o nelle acque sotto la terra. Ma il timore ebraico riguardava il fatto che l’immagine potesse convertirsi in idolo; cioè se il culto prestato al soggetto dell’immagine fosse divenuto culto dell’immagine stessa, l’immagine sarebbe stata equiparabile all’idolo .
Il primo concilio ecumenico ad interessarsi della questione sulle immagini fu tenuto ad Elvira all’inizio del quarto secolo. In questo concilio i decise che non si creassero immagini nelle chiese affinché non sia dipinto sulle pareti ciò che viene riverito ed adorato.
Nell’impero bizantino nel quale le immagini e il loro culto era molto sviluppato, durante il concilio quinsesto( 691-692) ci si pronunciò in modo assolutamente favorevole all’adozione delle immagini: affinché quindi,anche con l’espressione dei colori sia posto sotto gli occhi di tutti chi è perfetto, comandiamo che d’ora innanzi, invece dell’antico agnello, il carattere di colui che toglie i peccati del mondo, cioè Cristo nostro Dio si dipinto e raffigurato sotto forma umana, affinché per suo mezzo comprendendo con la mente la grandezza dell’umiliazione del Verbo di Dio siamo condotti alla sua memoria, della sua passione e della sua morte salvifica e della redenzione del mondo che creò.
Coloro che parteciparono al concilio, affermarono di come nel momento di cui Cristo si è incarnato si è reso visibile e quindi rappresentabile, la Sua rappresentazione deve quindi essere incoraggiata, in quanto può essere di stimolo forte per il credente e può aiutarlo a rafforzare la sua fede.
A partire dal terzo decennio dell’ottavo secolo dopo Cristo l’imperatore bizantino Leone III avviò una severa campagna contro le immagini che prende il nome di iconoclastia. Il termine iconoclastia deriva dal greco eikòn che significa immagine e da klào cioè spezzo. E’ un termine che indica un movimento di carattere religioso alla base di cui vige la convinzione che la venerazione delle icone spesso sfociasse in idolatria, convinzione che provocò un forte dibattito teologico e una grande distruzione di icone. Secondo la teoria iconoclasta infatti l’idolo prende il posto di Dio, facendo allontanare il fedele dal Dio stesso e quindi facendo cadere il fedele in una sorta di politeismo dove i santi non sono più gli intercessori verso Dio ma diventano veri e propri dei.
La lotta alle icone si inasprì sotto il governo di Costantino V per raggiungere il culmine durante il Concilio di Hieria, tenuto nel 754 presso Costantinopoli, in cui 338 vescovi orientali si pronunciarono contro le immagini: se qualcuno cerca di circoscrivere con colori materiali in effigie umana, l’incircoscritta essenza e sussistenza di Dio, per il fatto che si è incarnato e non riconosce come Dio Lui che anche dopo l’incarnazione resta non di meno, incircoscrtto: anatema .
Il divieto di raffigurare Dio veniva poi esteso anche alla Madonna e a tutti i Santi.
Papa Gregorio II nel 727 provò attraverso delle lettere a fermare la lotta iconoclasta, e il suo successore Gregorio III nel concilio convocato a Roma nel 731 scagliò la scomunica a tutti gli iconoclasti. Nei concili successivi si manifestò la volontà comune del papato e del clero di combattere l’iconoclastia.
Nel concilio tenuto a Nicea nel 787 si decise che il culto delle immagini era una modalità diversa di relazionarsi con il divino: si può tributare loro un affettuoso saluto ed una venerazione fatta di onori, non l’autentica venerazione della nostra fede .

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