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IL Cristo di De Man gli abitanti di Kos la Dea Cibele e Tito Livio

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IL Cristo di De Man gli abitanti di Kos la Dea Cibele e Tito Livio Empty IL Cristo di De Man gli abitanti di Kos la Dea Cibele e Tito Livio

Messaggio Da Agostino de Santi Abati Ven Nov 15, 2013 6:16 pm

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In questa splendida incisione del De Man del nostro amico collezionista Domenico Vella troviamo due cartigli cosa ha veramente scritto l'incisore? Ora lo scopriremo.
Il primo recita così
o deus cordis mei
O Dio del mio cuore
capovolgendo l'immagine e invertendo da sx verso dx si otterrà
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il secondo cartiglio recita
amor meo cricifixus est
L'amore mio è il  cricifisso
con la stessa operazione del precedente si ottiene
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Cerchiamo ora di dare un significato a queste due metafore.
Come ho già affermato in altri miei post su Filiconiomania gli incisori "costruivano" queste incisioni con un doppio scopo uno religioso l'altro "politico", quindi le metafore decriptate dai due cartigli ovviamente fanno riferimento a personaggi e comportamenti inerenti con molta probabilità a scontri politici tra fazioni all'interno delle corporazioni in questo caso la Gilda a cui apparteneva il De Man .
Nella prima decriptazione il de Man parla degli Uomini dell'isola di Kos (gli abitanti di Kos con il pisello) che devono essere abbattuti.
Leggendo la storia dell'isola fu inizialmente abitata dai Cari, fu colonizzata dai Dori nell'XI secolo a.C. che la unirono alla Federazione ateniese sconfiggendo i Persiani due volte. Nel VI secolo a.C. fece parte dell'esapoli dorica (dal V secolo a.C. Pentapoli dorica). La città di Còo fu costruita nel 366 a.C. , da ciò si comprende che il De Man fa riferimento sicuramente ad una fazione interna alla Gilda contraria politicamente alla propria.
Più complessa appare la metafora del secondo cartiglio in cui si parla della dea Opi (Cibele) che compone versi e divora il piede della coppa di Tito Livio.
Una leggenda narra che Zeus fosse innamorato di Cibele e cercasse - invano - di unirsi alla dea. In una notte di incubi angosciosi, mentre Zeus la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis.Questi era malvagio e violento e con continue prepotenze oltraggiò tutti gli dei. Dioniso, perciò, giunto all’esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce: gli portò in dono del vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco in bilico su un ramo. Con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò, strappandosi di netto i genitali: così Agdistis morì dissanguato, mentre il suo sangue bagnava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e carico di succosi frutti. Nelle cerimonie funebri che si tenevano in onore durante l'equinozio di primavera, i sacerdoti della dea, i Coribanti, suonavano tamburi e cantavano in una sorta di estasi orgiastica, nel corso della quale alcuni arrivavano ad evirarsi con pietre appuntite. Catullo descrive i coribanti come eunuchi che vestivano da donna. Virgilio riferisce che nei pressi di Avellino, nei luoghi in cui oggi sorge il santuario di Montevergine si trovava un tempio dedicato alla dea. A tal proposito è interessante notare che ancora oggi Montevergine è un luogo di culto per persone omosessuali e transessuali, che ogni anno, in occasione della festa della Candelora, si recano al santuario per accendere una candela in omaggio all'icona bizantina della Madonna che vi è conservata.
Alla luce di tale racconto su Cibele (Opi) si può supporre che l'incisore si riferisca al Gran Maestro di Gilda su cui ironizza chiamandolo Cibele (Opi) dandogli praticamente dell'omosessuale! che pensa solo a frivolezze e ad azzannare il piede o meglio la gamba della Coppa di Tito Livio probabilmente il suo secondo consigliere o confidente all'interno della Gilda ovviamente lascio a voi l'interpretazione dell'azzannare il piede della coppa (naturalmente una metafora sessuale)!
Agostino de Santi Abati
Agostino de Santi Abati

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