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S. GIUDA TADDEO

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Messaggio Da Gianluca Lo Cicero Mer Mag 01, 2013 10:07 am

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San Giuda Taddeo fu uno degli Apostoli di Gesù, era fratello di Giacomo il minore quindi figlio di Maria di Cleofa, una delle tre Marie presenti sotto la croce, e di Alfeo, fratello di San Giuseppe. Quindi Giuda Taddeo è cugino di Gesù. Egli è il primo Catholicos della chiesa Armena (cioè ne è il fondatore). Gli sono attribuiti una lettera canonica (ritenuta pseudoepigrafica) ed un Vangelo Apocrifo.
E’stato spesso confuso con Giuda Iscariota, omonimia che gli ha costato una scarsa devozione e un leggero cambiamento del suo nome nella narrazione evangelica. Nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Marco, infatti, l'apostolo non è chiamato col nome di Giuda bensì con quello di Taddeo, che in qualche manoscritto riceve la forma di Lebbeo il cui significato è comunque simile, essendo Taddeo un appellativo derivato dall'aramaico taddajja (petto) e Lebbeo da libba, cioè cuore. Equivarrebbe in entrambi i casi a "uomo dal grande cuore" cioè coraggioso.
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Nel Vangelo secondo Luca l'apostolo è chiamato col suo vero nome, definito però come "Giuda di Giacomo". Il termine "di Giacomo" non è abbastanza chiaro, potendo infatti essere l'apostolo sia figlio che fratello di questo tal Giacomo. Sembra però essere maggiormente vera la seconda ipotesi, essendosi infatti presentato l'autore di una delle lettere cattoliche, attribuita all'apostolo Giuda, come fratello di Giacomo. Questo Giacomo doveva essere una personalità conosciuta e tenuta in alta considerazione presso i primi cristiani, molto probabilmente lo stesso Giacomo il Minore, vescovo di Gerusalemme e anche lui apostolo. Si spiegherebbe così perché gli evangelisti Matteo e Marco, nei loro cataloghi degli apostoli, collochino i due l'uno accanto all'altro immediatamente.
Ciò confermerebbe la succitata ipotesi di Giuda e Giacomo il Minore come figli di Maria di Cleofa, una delle donne che furono presenti alla crocifissione, e di Alfeo, secondo la tradizione fratello di Giuseppe, diventando così di conseguenza cugini di Gesù.
Eusebio di Cesarea, nel suo "Storia Ecclesiastica" dichiara come Giuda Taddeo, prima del suo incontro con Gesù, fosse sposato e che, per di più, egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino. Tramite le testimonianze di due discendenti del santo, Zoker e Giacomo, interrogati a Roma in presenza dell'imperatore Domiziano, essi dichiararono di essere contadini così come lo era il loro nonno e continuarono affermando che il podere fruttava all'incirca mille denari, subito finiti a causa delle ingenti imposte.
Secondo tale documento, Giuda Taddeo era dunque un contadino e infatti non mancano nella sua lettera accenni alla vita dei campi, paragonando i maestri di errore ai pastori, "che pascono se stessi", con "le nubi senz'acqua, che son trasportate qua e là dal vento", con "gli alberi nel tardo autunno, senza frutti, morti due volte, divelti"
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I Vangeli non dicono nulla riguardo alla conversione di Giuda Taddeo. Il suo nome appare semplicemente insieme a quello degli altri apostoli quando Gesù decise di eleggerli. I brani in questione, come già detto prima, presentano alcune divergenze riguardo al nome, non volendo infatti scambiare Giuda Taddeo con l'Iscariota.
Giovanni nel suo vangelo è l'unico a citare una sua affermazione durante gli ultimi colloqui fra Gesù e i suoi apostoli nel cenacolo: "Gli disse Giuda, non l'Iscariota: Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". Secondo Hopan, biblista dei primi del Novecento, questa domanda dell'apostolo, l'unica di cui ci parlano i Vangeli, dimostra quanto ardore egli avesse nei confronti della missione del maestro, tanto da chiedergli di manifestarsi non solo a loro, i dodici, ma a tutto il mondo intero, quell'ardore e quella forza d'animo che gli diedero il soprannome di Taddeo "dall'ampio cuore".
Gesù risponde prontamente al discepolo rivelandogli come chiunque possa dimorare nella casa di Dio se lo ama e ascolta le sue parole, essendo infatti il suo messaggio ispirato da Dio stesso. Anche Taddeo, così come gli altri discepoli, si scandalizzò senza dubbio di fronte alle rivelazioni del maestro, che dichiarava loro come presto sarebbe stato tradito da uno dei dodici. E quando a Pietro venne rivelato il suo futuro rinnegamento, anche Taddeo proruppe nei lamenti dei suoi compagni di fronte alla poca fiducia che il maestro dava ai suoi.
Il tema dell'amore per Cristo che realizza l'unione e la comunione degli uomini in Dio fu anche il tema di una breve lettera di questo apostolo, nella quale rimprovera i fomentatori di discordia, che egli chiama nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d'autunno senza frutto, onde furiose del mare che spumano le proprie turpitudini, astri erranti, ai quali sono serbate in eterno le tenebre più profonde.
Ignoto il luogo preciso di predicazione dell'apostolo. Secondo Niceforo Callisto, che scrive nel XIV secolo, Giuda Taddeo sarebbe stato missionario della Giudea, Galilea, Samaria e Idumea.
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Secondo le informazioni, che ci forniscono degli autori siriaci, l'attività apostolica di Giuda Taddeo resterebbe trasferita a Edessa, nella Turchia orientale; infatti in un innario armeno - l'anno 90 dopo Cristo il grande regno degli Armeni si estendeva ancora giù fino a Edessa - dal XIII secolo gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo sono chiamati "i nostri primi illuminatori". Un documento ufficiale assai strano dell'archivio di Edessa, che Eusebio di Cesarea cita nella sua "Storia Ecclesiastica", presenta uno scambio di lettere fra Cristo e il principe Abgar V di Edessa: Abgar lo prega di recarsi da lui in Edessa per guarirlo dalla sua malattia; Cristo risponde che può svolgere la sua missione solo in Israele, ma dopo la sua ascensione manderà a Edessa uno dei suoi discepoli; più tardi dunque, secondo quanto riferisce Eusebio, l'apostolo Tommaso avrebbe inviato ad Abgar uno dei 72 discepoli, di nome Taddeo, chiamato anche Addeo; a questo punto la "Dottrina di Addeo", uno sviluppo dell'antica leggenda risalente all'anno 400 circa, inserisce pure la notizia che il messo inviato ad Abgar dipinse l'immagine di Cristo. Evidente che la lettera non è autentica; anche Eusebio ha qui confuso l'apostolo Taddeo, uno dei Dodici, con Addeo, uno dei 72 discepoli, il fondatore della chiesa di Edessa.
Maggiore probabilità ha un'altra leggenda, secondo la quale Giuda Taddeo, dopo l'attività svolta presso i suoi compatrioti, si sarebbe portato nelle regioni limitrofe della Palestina, nell'Arabia, Siria e Mesopotamia; avrebbe sofferto il martirio a Beirut o ad Aradus in Fenicia, ma la maggior parte degli autori greci affermano che Taddeo morì di morte naturale.
Uno scritto narra che Taddeo abbia incontrato l'apostolo Simone Zelota in Persia, insieme al quale evangelizzò quel regno; nonostante la continua ostilità dei due maghi Zaroes e Arfaxat, i successi dei due Apostoli furono incredibili, e nel giro di quindici mesi essi battezzarono in Babilonia 60.000 uomini, senza contare le donne e i fanciulli, e in tredici anni percorsero le dodici province dell'impero persiano.
Giunti nella città di Suanir, ai due Apostoli fu ordinato di sacrificare nel Tempio del Sole al sole e alla luna, ma essi risposero che il sole e la luna erano solamente creature del Dio che essi annunziavano; cacciarono dagli idoli i demoni, che vi soggiornavano, e, fra ululati e orrende bestemmie, se ne scapparono due figure nere e terrificanti; allora i sacerdoti e il popolo si precipitarono sui due Apostoli; i due furono uccisi da sassate e colpi di mazza, e per questo l'arte mette in mano all'apostolo Giuda una pesante mazza.
Un re avrebbe poi fatto trasportare i corpi dei santi Apostoli nella sua città residenziale, dove avrebbe edificato una splendida chiesa marmorea in forma di ottagono e avrebbe composte le salme in una stanza rivestita di lamine d'oro, entro a un sarcofago d'argento; la costruzione sarebbe stata ultimata e consacrata dopo tre anni, il primo giorno di luglio, nel giorno cioè della morte degli Apostoli.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]Nella Chiesa occidentale Taddeo e Simone vengono festeggiati nel medesimo giorno, come Filippo e Giacomo, come Pietro e Paolo, da tempo antichissimo; il motivo vero, oggettivo della loro festa in comune può essere la loro attività e morte insieme, affermata dalla leggenda. Come giorno per la festa è stato scelto il 28 ottobre. Viene considerato, per antichissima tradizione, patrocinatore dei casi disperati e grande taumaturgo.
Le reliquie del santo sono conservate nella Basilica di San Pietro, al centro dell'abside del transetto sinistro dedicato a San Giuseppe.
Viene raffigurato con un bastone e una lancia, simboli del martirio.
Gianluca Lo Cicero
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