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IL RE con la cesta in testa

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Messaggio Da Agostino de Santi Abati Ven Nov 22, 2013 5:20 pm

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Questa splendida incisione a bulino postata nel gruppo Hc di facebook dalla nostra amica Rosina anche se non firmata dovrebbe essere dei Fr.lli Klauber e lo confermerebbe  la sigla posta in basso a sinistra C.P.S.C.M.  che indica la protezione giuridica imperiale con la seguente dicitura  "Cum Privilegio Sacrae Caesareae Maiestatis" con il privilegio concesso dalla Sacra Maestà dell'Imperatore.
Ma cosa ha di tanto particolare questa incisione ?
Guardiamo bene, ad una prima analisi anche per chi non conosce il latino sembrerebbe un'incisione dedicata alle Basiliche San Pietro e Paolo difatti in alto a sinistra vi è indicato il giorno di tale festeggiamento il18 novembre
MARTIROLOGIO
Dedicazione delle basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli, delle quali la prima, edificata dall'imperatore Costantino sul colle Vaticano al di sopra del sepolcro di san Pietro, consunta dal tempo e ricostruita in forma più ampia, in questo giorno fu nuovamente consacrata; l'altra, sulla via Ostiense, costruita dagli imperatori Teodosio e Valentiniano e poi distrutta da un terribile incendio e completamente ricostruita, fu dedicata il 10 dicembre. Nella loro comune commemorazione viene simbolicamente espressa la fraternità degli Apostoli e l'unità della Chiesa.
Per onorare tale ricorrenza  vengono letti alcuni scritti Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
Pietro e Paolo germogli della divina semente

«Preziosa agli occhi del Signore é la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15) e nessun genere di crudeltà può distruggere una religione, che si fonda sul mistero della croce di Cristo. La Chiesa infatti non diminuisce con le persecuzioni, anzi si sviluppa, e il campo del Signore si arricchisce di una messe sempre più abbondante, quando i chicci di grano, caduti a uno a uno, tornano a rinascere moltiplicati. Dalla divina semente sono nati i due nostri straordinari germogli, Pietro e Paolo. Da essi si é sviluppata una discendenza innumerevole, come dimostrano le migliaia di santi martiri, che, emuli dei trionfi degli apostoli, hanno suscitato intorno alla nostra città una moltitudine di popoli, rivestiti di porpora e rifulgenti da ogni parte di splendida luce, e hanno coronato la chiesa di Roma di un'unica corona ornata di molte e magnifiche gemme.
Noi di tutti i santi celebriamo con gioia la festa. Sono infatti un dono di Dio, un aiuto alla nostra debolezza, un esempio di virtù e un sostegno alla nostra fede. Però, se con ragione celebriamo tutti i santi in letizia, un'esultanza speciale sentiamo nel commemorare i due apostoli Pietro e Paolo, perché, fra tutte le membra privilegiate del corpo mistico, essi hanno avuto da Dio una funzione davvero speciale. Essi sono quasi i due occhi di quel capo, che é Cristo. Nei loro meriti e nelle loro virtù, che superano ogni capacità di espressione, non dobbiamo vedere nessuna diversità, nessuna distinzione, perché l'elezione li ha resi pari, il lavoro apostolico li ha fatti simili e la morte li ha uniti nella stessa sorte.
D'altra parte, é la nostra esperienza, confermata dalla testimonianza dei nostri antenati, a farci credere fermamente che in tutti i travagli di questa vita saremo sempre aiutati dalla preghiere di questi due grandi protettori, per conseguire la misericordia di Dio. Avviene quindi che, come siamo precipitati in basso per le nostre colpe, così veniamo sollevati in alto dai meriti di questi apostoli.(Disc. 82 nella festa degli apostoli Pietro e Paolo 1, 6-7; PL 54, 426-428).
A questo punto sorge una domanda le frasi che troviamo all'interno dell'incisione cosa centrano con la dedicazione alle Basiliche di San Pitro e Paolo?
La prima frase quella in basso è estrapolata dagli scritti di Agostino d'Ippona Salmo 80 versetto 9:
9. [v. 7.] Avertit ab oneribus dorsum eius. Quis avertit ab oneribus dorsum eius, nisi ille qui clamavit: Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis 19 ? Alio modo hoc idem significatur. quod faciebat insecutio Aegyptiorum, hoc faciunt sarcinae peccatorum. Avertit ab oneribus dorsum eius. Et quasi diceres: Quibus oneribus? Manus eius in cophino servierunt. Per cophinum significantur opera servilia. Mundare, stercorare, terram portare, cophino fit; servilia sunt opera; quia omnis qui facit peccatum servus est peccati; et si vos Filius liberaverit, tunc vere liberi eritis 20 . Merito et abiecta mundi quasi cophini deputantur: sed et cophinos Deus buccellis implevit; duodecim cophinos buccellarum implevit 21 ; quia abiecta huius mundi elegit, ut confunderet fortia 22 . Sed et quando in cophino serviebat Ioseph, terram ibi portabat, quia lateres faciebat: Manus eius in cophino servierunt.
Traduzione
9. [v . 7] Egli si allontana dal peso della sua schiena 'Chi ha allontanato dal peso della sua schiena, ma colui che gridava:. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi 19 ? In altri termini, questo significa la stessa cosa. che ha fatto perseguimento degli Egiziani, che fanno il bagaglio di peccati si trasforma a parte il peso della schiena e, come se si dovesse dire:..?. Quando questi fardelli Le sue mani avevano servito in cestini Attraverso paniere sono significati loro occupazioni ordinarie. Sii tu fatto pulito, e il letame, la terra degli orsi, è fatto canestri; opere servili sono, per ogni uno che commette il peccato è schiavo del peccato, e se il Figlio vi farà liberi, allora si deve essere liberi davvero 20 . Merito e significa che il mondo sono assegnati come cestini, ma un po 'di Dio e cestini pieni dodici ceste piene boccone 21 ; scartato a causa del mondo ha scelto per confondere i forti 22 . Giuseppe, però, e quando è servito in cestini, terra ci stava portando, perché i mattoni che stava facendo, e la sua mano viene servita in cesti.
 sic honorabitur quemcunque voluerit rex honorare
Tratto dal versetto 9:
si consegnino la veste e il cavallo a uno dei più nobili prìncipi del re, si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: “Così si fa all'uomo che il re vuole onorare”».
La seconda frase in alto invece è estratta dal libro delle cronache o meglio dal  delle omissioni"; latino 1-2 Paralipomenon sono due testi contenuti nella Bibbia ebraica (Tanakh, dove sono contati come un testo unico) e cristiana, la frase è estratta dal libro di Ester capitolo 6 verso 9 ( http://books.google.it/books?id=1vtaAAAAQAAJ&pg=PA273&lpg=PA273&dq=sic+honorabitur+quemcunque+voluerit+rex+honorare+esth.+6&source=bl&ots=AYKOBfsdYy&sig=3UW_QOobP4OiqUJ48kCUqqwdb1k&hl=it&sa=X&ei=qYePUsq5Csug7AaCx4CYBg&ved=0CDoQ6AEwAg#v=onepage&q=sic%20honorabitur%20quemcunque%20voluerit%20rex%20honorare%20esth.%206&f=false)
Sono scritti in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la loro redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata attorno al 330-250 a.C. in Giudea. Rappresentano una rielaborazione della storia degli Ebrei già narrata negli altri testi storici.
Punizione di Aman
Nel capitolo 6, ad Aman le cose cominciano a non girare per il verso giusto, poiché è costretto ad onorare pubblicamente l'odiato Mardocheo, dopo aver creduto di essere destinato lui al pubblico trionfo. Ma gli eventi precipitano nel capitolo 7, dove Ester, nel corso del banchetto, accusa Aman di aver condannato a morte tutto il popolo ebraico, e quindi anche lei. Il sovrano monta su tutte le furie ed ordina di appendere Aman a quello stesso patibolo che aveva fatto innalzare per Mardocheo.
Significato
È da notare che, se il nome di Ester può richiamare quello della dea babilonese Ishtar, quello di Mardocheo richiama quello del dio Marduk. Ciò ha fatto pensare a taluni che questo sia l'adattamento di un mito babilonese, a noi non pervenuto, udito dagli Ebrei durante la deportazione a Babilonia. Ma, anche se fosse così, nonostante le loro radici pagane, i due sono destinati a diventare strumenti di salvezza per gli Ebrei, minacciati addirittura di sparire come popolo.
Il libro esalta la tesi, assai cara alla Bibbia, del ribaltamento del destino deciso da uomini empi: l'ingiusto, che sembra destinato al successo, viene invece rovesciato e subisce la stessa punizione che aveva preparato per il giusto; quest'ultimo invece viene glorificato. Si noti che anche nell'Esodo era accaduta la stessa cosa: gli egiziani mettono a porte i primogeniti degli Ebrei, e JHWH mette a morte i primogeniti degli egiziani. Tutto ciò rivela l'azione decisiva del Signore nella storia umana e si trasforma in un appello alla speranza, proprio quando la morte appare l'unico destino possibile, così come accadeva durante la persecuzione di Antioco IV Epifane, l'epoca durante la quale forse il testo è stato composto
Il primo libro è composto da 29 capitoli contenenti varie genealogie da Adamo a Davide e la descrizione del suo regno (fino al 970 a.C. circa). Il secondo libro è composto da 36 capitoli descriventi il regno di Salomone e la storia del regno di Giuda, la sua distruzione, l'esilio babilonese e il ritorno (dal 970 circa al 538 a.C.)
Da tutto ciò si evince che l'intenzione dell'incisore non sia quella di onorare la costruzione delle basiliche di San Pietro e Paolo, anche se l'immagine raffigura una probabile Chiesa in costruzione notiamo come la figura centrale contornata da una schiera di soldati a sinistra e un Papa con i suoi cortigiani a destra, porta una cesta di vimini in testa ha alla vita una spada e un paggetto che gli regge il mantello e trasporta uno scudo con delle insegne, secondo voi rappresenta un personaggio che sta costruendo una chiesa?
Certamente no sembra più che altro la rappresentazxione più che allegorica di un personaggio storico .
Provate ad indovinare.
Agostino de Santi Abati
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